20 luglio 2022, 21:45

Regalo di Natale

Sotto le stelle del cinema, Piazza Maggiore - Bologna

(Italia/1986) di Pupi Avati (101')

SOTTO LE STELLE DEL CINEMA | BOLOGNA. OMAGGIO A GIANNI CAVINA

Introduce Pupi Avati

 

Gianni Cavina aveva la capacità di essere straordinariamente umano e di commuoversi recitando, cosa che non succede agli attori. Anche quelli considerati bravi a volte devono usare gli urticanti per piangere, lui no. Si immedesimava in modo totale […]. La vicinanza tra noi era totale, è un componente della mia famiglia non solo cinematografica ma anche umana. Non mi ha mai lasciato solo, ogni volta che lo chiamavo correva. Aveva uno straordinario umorismo. Era uno degli uomini più spiritosi che ho conosciuto nella vita, qualità che hanno gli intelligenti. […] Il gruppo di attori di Regalo di Natale e Rivincita di Natale ha qualcosa di mitico per quel che riguarda il mio cinema. Tra l'altro Gianni era grande giocatore di poker come gli altri e giocavano in continuazione nelle pause. Perse 300 mila lire con Alessandro Haber e non gliele ha mai pagate. Tanto che ancora oggi quando Haber lo incontrava gli ricordava “Mi devi ancora 300 mila lire”.

Pupi Avati

 

Metti cinque amici attorno a un tavolo da poker, nella notte di Natale. Metti la notte più santa e la parola sacra amicizia sul tavolo verde tra carte e fiches e otterrai una rivoluzione copernicana che produrrà altre parole: fallimento, desolazione, solitudine e soprattutto tradimento.
Dunque, Regalo di Natale diventa una scommessa, ancora una volta, in tutti i sensi. Perché affronta un genere che storicamente appartiene a Hollywood (Cincinnati Kid di Norman Jewison, La stangata di George Roy Hill per citare due capisaldi), perché quasi in unità di tempo e luogo chiude cinque attori in una stanza seguendo in tempo reale la partita, perché non sceglie tra buoni e cattivi mescolando anche in questo caso il mazzo di carte della vita. […]
L’amicizia, la finzione, il tradimento. Regalo di Natale ruota su questo asse utilizzando i meccanismi della suspense tipici del giallo con il suo whodunit, ovvero trovare l’assassino in base a una serie di indizi. Anche se in questo caso il sangue non scorre e non compaiono armi e non viene a mancare la luce nel momento clou, le dinamiche psicologiche del genere sono ben presenti, così come il coinvolgimento del pubblico in un gorgo crescente di tensione, che lo costringe a partecipare alla partita cercando di anticipare le mosse dei giocatori, per capire chi è il traditore e chi il tradito. Attorno a quel tavolo cinque persone si giocano tutto buttando sul piatto anni di frustrazioni, ricordi lacerati, sogni infranti e desideri inconfessati. Sognando un riscatto che arriva solo in certi film, e non è il caso di questo.

Andrea Maioli