12 agosto 2022, 21:30

Radio Days

Sotto le stelle del cinema, Piazza Maggiore - Bologna

(USA/1997) di Woody Allen (88')

SOTTO LE STELLE DEL CINEMA - OMAGGIO A WOODY

Molte cose si fondano su una visione esagerata della mia infanzia. Voglio dire, io vivevo davvero in una famiglia con molte persone in casa, nonni, zie e zii. E per un certo periodo della mia infanzia ho vissuto in una casa proprio di fronte all’oceano. [...] Molte delle cose che si vedono nel film sono accadute veramente. Il mio rapporto con gli insegnanti a scuola era proprio così. Il mio rapporto con la radio era proprio così. Lo stesso dicasi per la scuola ebraica. E di solito andavamo sulla spiaggia a cercare di scorgere le navi e gli aerei tedeschi. E avevo davvero una zia che s’imbarcava sempre in rapporti sbagliati e non riusciva a sposarsi. Non si è mai sposa- ta. E avevamo davvero quei vicini comunisti. Molte cose, insomma, erano vere. Mi portavano a New York, alle tavole calde a gettone e ad assistere ai programmi radio. [...] La storia è scaturita dall’idea di scegliere un gruppo di canzoni particolarmente significative per me, ognuna della quali suggerisse un ricordo. Poi quest’idea cominciò a svilupparsi nella storia dell’epoca in cui, da ragazzino, la radio era molto importante per me e l’ascoltavo sempre, l’epoca in cui tutti erano affascinati dalla radio.

Woody Allen

Radio Days è un’opera attentamente costruita che, come al solito, il regista offre su piani diversi al grande pubblico e all’intenditore. Come prodotto di intrattenimento esso è più sconnesso di La rosa purpurea del Cairo [...]; la sua struttura sembra fatta a sketches, e la voce narrante stessa si compiace di frammentarne la costruzione con dichiarazioni relative a storielle, divagazioni, curiosità, ecc., tutte concernenti la radio. La radio dunque è il punto di riferimento, l’epicentro o il termine d’arrivo di tutto ciò che la pellicola mostra: fonte di cultura e di costume, quando il protagonista vede il sommergibile nazista pensa subito che soltanto Biff Baxter gli crederebbe [...]; e Sally, coinvolta in una storia coppoliana, si ritrova davanti a un microfono radiofonico invece che in fondo all’East River. Ogni cosa, insomma, porta alla radio, essa è il nucleo, il perno dei racconti del film. Ecco dunque un buon coefficiente di unità per questa pellicola così ostentatamente frammentaria. Non si tratta solo di rievocare i tempi in cui si ascoltava la radio, ma di rivedere avvenimenti ad essa strettamente connessi. La connessione, però, si rafforza molto di più se si riflette su un aspetto implicito del film. Ciò che noi vediamo sono immagini che l’orecchio a quel tempo (così come ora, del resto) doveva limitarsi ad ascoltare.

Franco La Polla