La quattordicesima domenica del tempo ordinario
(Italia/2023) di Pupi Avati (98') | Arena Puccini 2023
La quattordicesima domenica del tempo ordinario
Regia: Pupi Avati
Interpreti: Gabriele Lavia, Edwige Fenech, Massimo Lopez, Lodo Guenzi, Cesare Bocci, Jacopo Rampini
Origine e produzione: Italia / Antonio Avati, Santo Versace, Gianluca Curti, Duea Film, Minerva Pictures, Vision Distribution
Durata: 98’
Bologna oggi. Marzio incontra Samuele con cui negli anni '70 aveva costituito il gruppo 'I Leggenda' con il sogno di sfondare nel mondo della musica e che aveva invece finito con il produrre un solo brano. I due vivono entrambi un momento difficile così come non facile aveva finito con il diventare il loro rapporto a causa di Sandra, che Marzio aveva sposato ma non aveva saputo comprendere fino in fondo. Sono passati 35 anni dalla quattordicesima domenica del tempo ordinario in cui si era celebrato il matrimonio. Ora tutti e tre si trovano dinanzi a una svolta della loro vita.
“Nella lunga commedia umana che, film dopo film, Pupi Avati ha composto in oltre mezzo secolo, La quattordicesima domenica del tempo ordinario rappresenta insieme una "summa" e una novità. La narrazione si svolge in un unico luogo e su due diversi assi temporali: la Bologna odierna e quella di trentacinque anni fa. Allorché i fraterni amici Marzio e Samuele decidono di tentare la fortuna nella musica col nome di Leggenda. Frattanto Marzio s'innamora di Sandra, "la più bella ragazza della città "e cerca di farsi notare versandole addosso un frappè. Tutto sembra iniziare sotto i migliori auspici: i due compongono una canzone (di Avati e Sergio Cammariere, sarà il leitmotiv del film), destinata a un effimero successo; Marzio riesce a ottenere il "si" di Sandra. Il matrimonio si celebra alla data del titolo, nel periodo tra primavera e estate che, secondo il calendario liturgico, è propizio alle nozze. Alternate a questi episodi, le sequenze al presente ci mostrano il progressivo naufragio delle illusioni di gioventù. La carriera musicale sfuma e, mentre Samuele preferisce il posto in banca, un Marzio sempre più dipendente dall'alcol ripete la stessa canzone in locali miserandi. Quel che è peggio, impone la sua ossessiva gelosia a Sandra, che lo lascia. Marzio è una figura di loser, di perdente sintetico che concentra in sé ogni genere di disillusione. Benché le vicende personali di Avati siano state dei successi, la sensazione è che il regista bolognese esorcizzi ciò che avrebbe potuto essere anche la sua vita. La realtà non è mai all'altezza dei sogni; l'amore e l'amicizia paiono destinati a finire. Nei decenni passati la voce narrante suggeriva una dolce nostalgia, magari venata di malinconia: ora Avati sembra confrontarsi col rimpianto, raccontando storie di gelosie, di tradimenti, di fallimenti e di ordinaria infelicità che nemmeno il finale può riscattare appieno. Anche in versione dolente, tuttavia, il regista resta all'altezza di sé stesso e il film rappresenta un "pezzo" di pregio della filmografia avatiana.”
Roberto Nepoti, La Repubblica