Un cappotto russo, una fisarmonica verde smeraldo e un documento che denuncia le atrocità della guerra. Poi, gli anni Sessanta elettrici, i 45 giri e i mille racconti davanti al camino. Sono questi gli oggetti che, come una bussola, guidano un figlio a intraprendere un viaggio verso il padre, uomo arcaico e grande narratore di silenzi. Uno che partì in guerra perché si doveva partire e che tornò anche se era difficile tornare. La fisarmonica verde racconta la Seconda guerra mondiale attraverso il rapporto tra un padre, Gavino “Esse”, internato in un campo di concentramento in Germania, e il figlio Andrea. La scoperta di un documento – la denuncia di una strage commessa da Joseph Hartmann che, il 14 aprile 1945, decise di chiudere in una baracca di legno i prigionieri del campo mentre la Liberazione era ormai alle porte – spinge Andrea a scavare a fondo nella vita del padre: i ricordi diventano più precisi, i racconti della guerra più chiari; emergono così l’importanza dell’ascolto e del racconto fra generazioni, il senso delle radici, la concretezza della memoria.
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