Indiana Jones e il quadrante del destino
(Indiana Jones and the Dial of Destiny, USA/2023) di James Mangold (142') | Arena Puccini 2023
Indiana Jones e il quadrante del destino
Regia: James Mangold
Interpreti: Harrison Ford, Phoebe Waller-Bridge, Mads Mikkelsen, Antonio Banderas, John RhysDavies, Thomas Kretschmann, Toby Jones, Boyd Holbrook
Origine e produzione: USA / Kathleen Kennedy, Frank Marshall, Simon Emanuel, Lucasfilm, Amblin Entertainment
Durata: 142’
Nel 1969, mentre sullo sfondo si consuma la corsa allo spazio, l'archeologo e avventuriero Indiana Jones, ormai vicino alla pensione, lotta per restare rilevante in un mondo che sembra averlo superato. Accompagnato dalla figlioccia Helena, Indy è costretto a indossare di nuovo il suo cappello e a impugnare ancora una volta la sua frusta quando un vecchio rivale, l'ex gerarca Jürgen Voller che oggi è un membro della NASA coinvolto nel programma di allunaggio, si mette alla ricerca di un antico e potente artefatto.
“Mettiamola così: concediamo a Indiana Jones l’onore delle armi. Nato con il primo capitolo del 1981 e giunto alla fine biologica della saga con il quinto film, Indiana Jones e il quadrante del destino di James Mangold, l’archeologo più famoso del cinema va in pensione.
[...] Indy è tornato – la battuta ricorre nel film – per dirci, sostanzialmente, una cosa: anche se hai trovato il Sacro Graal, recuperato le pietre di Sakkara scoperchiato l’Arca dell’alleanza, invecchiare resta un’esperienza orribile. Lo ribadisce nel film lo stesso Indiana Jones, ma lo sappiamo anche da soli: a cinquant’anni – l’età che hanno oggi i bambini che scoprivano Indy nei primi anni Ottanta – non si è più freschi come rose. E allora, invecchiare. La prima volta che Ford appare nel film, rapito e incappucciato dai nazisti, ha quaranta credibilissimi anni, digitalmente ringiovanito dalle stregonerie del deepfake. Un’operazione stupefacente, quella del team degli effetti speciali (praticamente un esercito, la voce più estesa dei titoli di coda) che ci illude per i primi venti, adrenalinici minuti con una partenza di pura azione in medias res, nella migliore tradizione della saga.
[...] Quando la storia comincia per davvero, l’archeologo Henry Jones è un signore di ottant’anni anni il giorno della pensione, solo e senilmente rancoroso, che tiene frusta e cappello sotto al letto e beve scotch al bancone di un bar guardando l’allunaggio in televisione. Nell’avventura ci si butta controvoglia, quando la giovane Helena Shaw (Phoebe Waller-Bridge), figlia di un suo collega, si mette in testa di ricomporre un potente artefatto, diviso a suo tempo in due parti. Una la possiede Jones, l’altra la bramano i nazisti: mettere insieme i due pezzi del disco, un’antica macchina costruita da Archimede, permette a chi lo impugna di viaggiare attraverso le epoche storiche. Si torna sempre allo stesso punto, l’inconfessabile desiderio di manipolare il tempo. Trent’anni fa il miraggio era quello del Graal, la vita eterna. Oggi per Indy l’obiettivo è un altro: tornare indietro, possibilmente per sempre.
Lo spunto soprannaturale, una costante della saga, è l’innesco di una storia che procede per binari collaudati, citazioni, situazioni “alla Indiana Jones”: inseguimenti sfrenati a bordo di veicoli improbabili (un tuk tuk, una Cinquecento e persino un cavallo), viaggi da una parte all’altra del mondo (Italia, Grecia, Marocco), la caccia al tesoro tra i cunicoli (insetti inclusi), l’ossessione per i serpenti. E a dispetto dell’età del protagonista, Indiana Jones e il quadrante del destino è forse il titolo più carico d’azione dell’intera saga.”
Ilaria Ravarino, The Hollywood Reporter Roma