Dal 1971 al 1980: Dal punk alla new wave, alla ricerca di nuove risposte

Gli anni settanta sono trasformazione, rinnovamento e rivolta. Nella musica convivono diverse facce di quel pensiero “rivoluzionario”: il punk è arrabbiato e cerca verità; l’avanguardia sperimenta nuovi canoni; i cantautori fotografano la vita, la politica e la società.

Il decennio appena iniziato ha dimenticato l'apparente spensieratezza degli urlatori.
Il vento della protesta giovanile, vivo sin dalla seconda metà degli anni '60, nel ’76 e ’77 diventa una tempesta che parte dalla musica e da movimenti come il punk, di cui Bologna è uno degli epicentri in Italia.

Gli anni ’70 sono un periodo di contrasti e contraddizioni per la musica, anche a Bologna: “4/3/1943” di Lucio Dalla viene censurato al Festival di Sanremo del ’71. Il brano, scritto da Paola Pallottino, è dedicato alla morte prematura del padre di Lucio e viene cantato per la prima volta al Teatro Duse nel dicembre del 1970. Il titolo originale è “Gesùbambino”, ma, insieme a parte del testo, non è considerato adatto ai canoni del Festival e subisce modifiche obbligate.

Nel ’71 Gianni Morandi condivide il palco del Teatro Vigorelli di Milano con i Led Zeppelin. Il concerto viene interrotto dalla polizia e l'esperienza è traumatica. Le nuove sonorità della british invasion e dell'hard rock colgono impreparati molti artisti italiani, ancora legati al beat. Insieme a Morandi, Dalla, Venditti, De Gregori e Battisti subiscono la violenta critica proletaria, che punta il dito sul loro successo e sulle tematiche delle canzoni. Diversi artisti internazionali smettono di suonare nel nostro paese per la paura delle contestazioni e dei tafferugli.

Bologna è un importante centro universitario ed è attiva sia culturalmente che musicalmente. Sempre nel '71 nasce il DAMS, il corso di laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo: l’accademia inizia a legittimare la cultura popolare. La sua anima, unica in Italia, rappresenta un laboratorio di avanguardia e sperimentazione, anche musicale, in ambiti e stili eterogenei tra loro, tra cui punk e new wave. Ne sono espressione gli Skiantos, che durante il Bologna Rock del '79, davanti ai quasi 6.000 presenti del PalaDozza, esprimono la propria visione di avanguardia, pungente e trasversale, esibendosi senza suonare.

Nel '74 Paola Pallottino scrive i testi per l'album “Donna Circo”: è il primo disco femminista in Italia. Mai distribuito, viene riscoperto nel 2019 attraverso più interpreti femminili bolognesi, tra le quali Angela Baraldi e Vittoria Burattini dei Massimo Volume. 

Nel '75 si affianca ad esso l'album “Alle sorelle ritrovate”, realizzato dalla cantautrice Antonietta Laterza per l'etichetta CRAMPS.

Le radio libere iniziano a definire un nuovo concetto di comunicazione musicale: dopo le prime trasmissioni sperimentali FM di Radio Bologna nel '74, la nascita di emittenti in tutto il territorio cambia radicalmente il panorama. Vasco Rossi fonda a Zocca Punto Radio, alla quale parteciperanno anche Gaetano Curreri degli Stadio e il chitarrista Maurizio Solieri.

Le scosse eversive che agitano l'Italia non risparmiano la città. Gli artisti sono sensibili ai traumi che Bologna vive, come testimonia “Agosto” di Claudio Lolli, dedicata alla strage dell'Italicus del 1974, e “Balla balla ballerino” di Lucio Dalla, scritta per la strage del 2 agosto 1980. Nel '77 la protesta e la repressione colpiscono duramente Bologna, dalla morte di Francesco Lorusso alla chiusura di Radio Alice, fino ai carri armati in via Zamboni.

In questo clima così teso, la musica di Bologna comunica attraverso più direzioni e stili. Il movimento cantautoriale, introspettivo e sentimentale, cerca risposte differenti da quelle della protesta collettiva. Alla liricità vocale si affiancano pianoforte, orchestrazione, fiati e le sonorità del folk. Parallelamente a quest'ambito, di cui fanno parte Dalla, Guccini, Laterza e Lolli, la città presenta altre sfumature, tra cui il punk, la new wave e il rock.

Il punk giunge a Bologna dai paesi anglosassoni, non solo come genere musicale ma come linguaggio giovanile che si oppone alle regole del sistema, divenendo un elemento fondamentale del tessuto musicale bolognese, soprattutto nel decennio successivo, insieme al rock e all'hard rock. È una critica profonda, quella che esprime, che vede il suo apice nel 1980: il concerto dei Clash è contestato dalla frangia più intransigente del movimento, che non si riconosce più nell'immagine e nelle tematiche della band, legata alla multinazionale discografica CBS.

L'evoluzione elettronica degli anni '80 è ormai alle porte e si sente con l’arrivo dell’italo disco.

Creato dall’estro di Mauro Malavasi, il nuovo genere nasce da una versione dance estesa del brano “I'm a man” di Steve Winwood, ricantata da Marzio Vincenti. Studente del Conservatorio a Bologna, Malavasi fonda nel 1978 l'etichetta Goody Music insieme a Jaques Fred Petrus. Nei sei anni che seguono produce e suona per le più grandi etichette discografiche, lavorando tra Bologna e Stati Uniti con Davide Romani, Paolo Gianolio, Lele Melotti e Rudy Trevisi, unendo il sound della black music con la matrice sintetica delle nuove tecnologie.

Esplodono i synth, che ridefiniranno profondamente la concezione delle canzoni, anche a Bologna.