Dal 1951 al 1960: L’influenza dello swing
Si guarda oltreoceano e si aprono le porte al jazz e all'evoluzione delle orchestre. Sanremo e la televisione cambiano la società delineando i tratti della nuova epoca.
Gli anni '50 in Italia sono musicalmente contraddistinti dalle orchestre. L'approccio jazz e il legame con la musica classica, anche a Bologna, rallentano quel cambiamento che sarà imposto da Stati Uniti e Inghilterra nel decennio successivo, con l'elettrificazione del blues e il nascente rock'n'roll.
Il ballo è dominante, anche culturalmente, parte integrante della ricostruzione necessaria per il paese. Nelle sale e nelle balere della città ci si muove al ritmo prettamente bolognese della filuzzi, della polka e della mazurka di cui Leonildo Marcheselli, Romano Merighi, Carlo Venturi, Sergio Poluzzi, e il giovanissimo Ruggero Passarini sono protagonisti.
Lo Chalet dei Giardini Margherita, il Settimo Cielo, lo Sporting Club in Galleria del Toro, il Gatto Nero, il Parco Verde e la Sala Sirenella sono solo alcune delle sale da ballo che diventano punto di riferimento per la diffusione locale della musica.
Nel 1951 nasce il Festival di Sanremo e la bolognese Nilla Pizzi ne è la regina indiscussa. “Grazie dei fiori” vince la prima edizione, e nel 1952 è un vero e proprio trionfo delle sue sette canzoni in gara: primo premio con “Vola colomba”; secondo con “Papaveri e papere”, e terzo con “Una donna prega”.
Le prime edizioni del Festival sono dedicate principalmente alla promozione del Casinò di Sanremo e del turismo. Alla prima edizione partecipano solo tre artisti e cinque alla seconda, così per poter comporre la gara ogni artista presenta più canzoni.
L'Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche (EIAR) ha profondamente modificato la propria struttura, trasformandosi in RAI. La radio è predominante nel nostro paese, e lo sarà ancora per anni, ma nel 1954 arriva in Italia la televisione e la diffusione della musica cambia radicalmente.
Molti artisti, famosi fino al dopoguerra, non sono più in primo piano. Tra essi la bolognese Norma Bruni, interprete negli anni '40 del celebre “Silenzioso slow”, che ora condivide il palco di alcuni concerti con Ariodante Dalla, cugino di Lucio, senza però riuscire a trovare una nuova dimensione artistica.
Sempre negli anni '40 emerge Lucia Mannucci con “Ho un sassolino nella scarpa”. Entra nelQuartetto Cetra come unica donna della formazione, legando il proprio percorso artistico a Felice Chiusano, Giovanni Giacobetti e Antonio Virgilio Savona, suo marito.
Nel '54, anno in cui trionfa Giorgio Consolini con “Tutte le mamme”, il Quartetto Cetra partecipa a Sanremo con sei canzoni, tra cui “Aveva un bavero”. Sarà il loro ultimo Festival per i conflitti con alcuni autori, critici sull’ironia brillante presente nelle loro interpretazioni.
Pochi anni prima, nel 1951, Giuseppe Negroni registra per la RAI “Il vagabondo”. Scoperto dal maestro Mario Bertolazzi, anch'egli di Bologna e compositore per Gianni Morandi, il Quartetto Cetra, il Quartetto Radar, Enzo Jannacci e Giorgio Gaber ne “I Due Corsari”, Negroni vincerà vari festival e concorsi, concentrando la carriera soprattutto all'estero e collaborando con il grande clarinettista jazz Henghel Gualdi.
L’immediato dopoguerra fa da sfondo anche all’avvio della carriera musicale di Vittoria Mongardi, che canta nelle orchestre dei maestri Armando Fragna e Cinico Angelini, come molti altri interpreti del periodo. Dopo il primo successo del 1950, “Sapevi di mentire”, partecipa al Festival di Sanremo del '54. Nel 1955, in occasione della prima edizione televisiva del Festival, canta la sigla “Canzoni alla sbarra” insieme al Duo Fasano, con il quale vincerà il Festival della Canzone Italiana di Toronto nel '57 interpretando il celebre brano “Casetta in Canadà”.
Tra le interpreti femminili del periodo spicca poi Marisa Colomber, che nel 1955 partecipa a Sanremo con “L'ombra”, scritta dal pianista e paroliere bolognese Walter Colì, attivo anche con Nilla Pizzi, Giorgio Consolini e Ariodante Dalla. La Colomber, come altri, affiancherà la musica alla recitazione partecipando ai film “Otto e mezzo” di Federico Fellini, “Con rispetto parlando” di Marcello Ciorciolini e alla miniserie “Scaramouche”, a cui prenderanno parte anche Domenico Modugno e Raffaella Carrà.
I teenager italiani degli anni '50 non erano certamente quelli della Memphis del 1951, dove i giovanissimi Jackie Brenston e Ike Turner davano vita alla stagione del rock'n'roll con “Rocket 88”. Ma l’evoluzione culturale del nuovo decennio non può essere rimandata a lungo, tanto più a Bologna.
Nel '58 Domenico Modugno presenta “Volare”. La canzone propone un nuovo linguaggio, vince Sanremo, l'Eurovision Contest ed è esportata nel mondo. Tutto cambia. Il testo è scritto da Modugno insieme a Franco Migliacci, che affiancherà Gianni Morandi alla RCA in alcuni dei suoi più importanti successi. L'approccio è nuovo, più espansivo e libero rispetto alla tradizione. L'arrangiamento strumentale, coordinato dal maestro Alberto Semprini, fa proprie le influenze musicali d'oltreoceano, in particolare quelle dello swing, preparando lo stile del nuovo decennio che sta arrivando.
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