8 luglio 2022, 21:45

Esterno notte - parte 1

Arena Puccini , via Sebastiano Serlio 25/2 40128 Bologna

(Esterno notte, Italia/2022) di Marco Bellocchio (162')

Regia: Marco Bellocchio
Interpreti: Fabrizio Gifuni, Margherita Buy, Toni Servillo, Fausto Russo Alesi, Gabriel Montesi, Daniela
Marra, Paolo Pierobon, Fabrizio Contri, Vito Facciolla
Origine e produzione: Italia, Francia / Simone Gattoni, Lorenzo Mieli, The Apartment, Kavac Film, Rai
Fiction, Arte France Cinéma
Durata: 300’

Prima parte

Le violenze delle Brigate Rosse, nell'Italia del 1978, culminano con il rapimento di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, avvenuto il 16 marzo, giorno dell'insediamento del governo che avrebbe dovuto suggellare un'alleanza senza precedenti proprio tra la DC e il PCI (Partito Comunista Italiano). Moro viene rapito dalle Brigate Rosse sulla strada per il Parlamento e da quel momento comincia una prigionia che terminerà cinquantacinque giorni dopo con il ritrovamento del suo cadavere in un'auto, a Roma, a metà strada tra le sedi dei due partiti.

“Bellocchio, regista dell’intimo e del politico quasi come fossero una cosa sola, compie un’operazione unica poiché si ricollega a un suo film precedente, straordinario, che venne presentato in concorso a Venezia quasi vent’anni fa, Buongiorno notte. In quell’opera il regista raccontava il dramma del rapimento e dell’assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate rosse nella primavera del 1978, soprattutto dal punto di vista interno al gruppo terrorista e dello stesso Moro. Qui al contrario, come dice il titolo, c’è prima di tutto il racconto di chi stava all’esterno. Ed è la rappresentazione di un gigantesco psicodramma che distrugge però le persone dall’interno. Ma siamo di nuovo all’intimo che è indissolubile dalla dimensione politica, anzi ne è la quintessenza. Ovviamente il registro dell’intimo è in osmosi con la consueta connotazione psicoanalitica che ben conosciamo. E ne emerge, a eccezione della persona di papa Paolo VI, grande amico dello statista assassinato, un ritratto di persone disturbate, irrisolte, mediocri umanamente prima ancora che politicamente, come alla fine dirà dalla sua prigionia lo stesso Moro, interpretato magistralmente da Fabrizio Gifuni, con quella sua perenne espressione ironica, lo sguardo di chi è più consapevole e più avanti di tutti gli altri, di chi già sa tutto. E forse si sentiva predestinato, in cuor suo.
E quindi Bellocchio, presentando qui un prolungamento di Buongiorno notte, crea un ideale romanzo in più parti sul grande trauma nazionale, di cui il regista, in linea con la lettura psicoanalitica, sembra come voler scuotere il rimosso. Il rimosso collettivo che ovviamente è anche intimo. La struttura è una rielaborazione molto personale di Elephant di Gus Van Sant, dove si racconta da più punti di vista lo stesso racconto, i medesimi momenti, i quali convergono verso l’agghiacciante sparatoria, ispirata ai tragici avvenimenti nel liceo di Columbine. […]
Fin dall’inizio, nella sede della direzione nazionale della Democrazia cristiana, vediamo Moro gestire magistralmente il suo ardire che rima con ardore, nel difendere, vincendo, il cosiddetto compromesso storico con il Partito comunista di Enrico Berlinguer, un’operazione politica che sfidava il subdolo e arrogante alleato statunitense, per il bene di una democrazia che andava normalizzata. Moro, filmato più volte nei suoi abituali percorsi automobilistici, in continui movimenti quasi circolari, quindi movimenti già chiusi, appare circondato da azioni di guerriglia urbana, da scritte politiche onnipresenti. Circondato pare davvero la parola giusta. Vediamo, da più angolazioni, i giorni precedenti al rapimento, il rapimento e la lunga prigionia, che nel film quasi assurge a una tortura, fino al tragico epilogo.”

Francesco Boille, “Internazionale”