Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra;
non sono venuto a portare pace, ma una spada.
(Matteo 10,32-11,5)
Un ragazzo ricco, sorridente e pure bello, in lotta con la scuola e la famiglia. Un figlio di papà che, mentre i ragazzi della sua età vanno a combattere per Mussolini, studia da pittore. Sotto le bombe dell’estate del ‘43 lascia la sua bella e comoda vita per farsi prete, senza immaginare che quasi quindici anni dopo verrà esiliato in mezzo ai boschi dell’Appenino toscano dalla sua stessa Chiesa. Proprio lassù darà vita – con pochi ragazzi di mezza montagna – alla Scuola di Barbiana, diventando il maestro più rivoluzionario, dinamitardo e rompicoglioni del dopoguerra italiano: don Lorenzo Milani. La storia di Lorenzo è la storia di una scuola nei boschi, dove si fa lezione tra i prati e lungo i fiumi, senza lavagna, senza banchi, senza primo della classe e soprattutto senza somari né bocciati. Lassù c’è tutto il tempo che serve per aspettare gli ultimi. Un racconto a mani nude, senza costumi e senza scena. Un racconto duro, amaro, ma allo stesso tempo intessuto di tenerezza per quel miracolo irripetibile che è stata la scuola di Barbiana, e con tutta la sorpresa negli occhi di quei ragazzi dimenticati che, un giorno, videro un cammello volare sulle loro teste.