Bologna Estate racconta #5
Dimitri Sillato racconta Istantanea Urbana, progetto di musica contemporanea al Fiera District
La relazione tra spazio e arte è un dialogo silenzioso che può trasformare una semplice performance in un'esperienza immersiva e memorabile. È in questo contesto che si inserisce Istantanea Urbana, parte del cartellone di Bologna Estate, che trova una cornice ideale in piazza Renzo Imbeni tra le bianche torri di Kenzo Tange.
Sette appuntamenti all’ora del tramonto, fino al 26 settembre, dove il progetto di musica contemporanea Istantanea incontra man mano i danzatori Andrea Amaducci, Martina La Ragione, Giacomo Prencipe, Elena Balestracci, Francesca Vitillo e Camilla Branchetti, dando vita a una sinergia tra tradizione e innovazione.
Abbiamo incontrato Dimitri Sillato, uno dei fondatori di Istantanea, per farci raccontare qualcosa di più.
Istantanea è un incontro di tante voci, connotate da diverse sinfonie, strumenti e ricerche, uno spazio che unisce i progetti Istantanea Ensemble e la Tower Jazz Composers di Ferrara. Come nasce e quali obiettivi si pone?
Istantanea nasce dall’esigenza di illuminare una scena di musicisti e artisti che gravita tra Bologna e Ferrara e che da sempre si confronta su più linguaggi musicali.
Al nostro interno abbiamo un collettivo di compositori, improvvisatori, strumentisti che hanno sia una formazione accademica che una vera militanza nel mondo dell’improvvisazione in senso più ampio, ma anche un'attenzione alla comunicazione e all’interazione tra la musica e discipline diverse come la danza e le arti visive.
L’idea è anche quella di valorizzare, promuovere e produrre cultura partendo prima di tutto dal nostro territorio per poterla esportare a livello nazionale e, perché no, internazionale.
Perché avete scelto il nome Istantanea per il vostro ensemble e quale legame ha con la vostra musica?
Il nome Istantanea è preso in prestito dalla fotografia, come si può dedurre, ed è proprio quest’idea di fissare, documentare, guardare, ascoltare la fervente realtà musicale e artistica che caratterizza una città come Bologna, da sempre attenta ai linguaggi della contemporaneità, che ci premeva sottolineare nel nostro intento e nella scelta del nome per il gruppo.
Quali sono le sfide e le difficoltà ma anche il valore aggiunto nel lavorare con un collettivo di musicisti di diverse estrazioni artistiche?
L’identità di Istantanea è proprio composta dalla poliedricità dei musicisti che appartengono al collettivo.
Certo alcuni di noi sono più “specializzati” di altri in alcuni settori musicali precisi, come ad esempio l’interpretazione del testo musicale più che l’improvvisazione, ma molti di noi hanno sperimentato e vissuto intensamente più linguaggi musicali. Direi quindi che l’identità di Istantanea è meticcia in maniera endogena, e non rappresenta quindi una sfida parlare più lingue musicali, ma una qualità intrinseca che hanno tanti musicisti della nostra generazione e di quella più giovane. E che ovviamente sentono la necessità di esprimere nella loro pratica.
Puoi spiegarci che tipo di legame si crea tra la musica antica e la danza contemporanea? Gli strumenti presenti di volta in volta nelle vostre performance sono violino, violoncello, clarinetto, flauto, contrabbasso, fisarmonica: tenendo conto delle loro caratteristiche e proprietà musicali, cos’hanno in comune?
In realtà per Bologna Estate il repertorio dei musicisti coinvolti sarà sostanzialmente di musica scritta contemporanea ( che necessariamente ha anche riferimenti alla musica antica ) o di improvvisazione “ meta linguistica”, cioè che ha legami con più tradizioni musicali. Saranno anche eseguite composizioni di musicisti che appartengono al collettivo Istantanea.
Il legame con il corpo e il movimento è un tratto distintivo della nostra ricerca. Troppo spesso nel mondo della musica contemporanea si è dimenticato il legame con il ritmo, e quindi anche con il corpo. La volontà di metterci in relazione con la danza deriva da questa necessità.
Come sono stati scelti i danzatori coinvolti in Istantanea Urbana? Puoi descrivere brevemente come la loro danza contribuisce alla narrazione musicale?
Ci siamo affidati ad Andrea Amaducci che è un perfomer con cui lavoriamo spesso e alla danzatrice Martina La Ragione con cui ho collaborato in passato e che ci ha aiutato nella scelta dei danzatori. Per questo progetto abbiamo lasciato ampia libertà ai musicisti e ai performer di accordarsi sulle modalità e sulle possibilità di comunicazione tra loro.
Che importanza riveste lo spazio nei vostri eventi? Pensi che l'architettura minimalista e quasi metafisica delle bianche torri di Kenzo Tange e della piazza Renzo Imbeni, rivisitazione moderna della tradizione architettonica bolognese e medievale, contribuisca a potenziare l'esperienza degli spettatori delle vostre performance di musica e danza, antica e contemporanea, creando un dialogo tra passato e presente?
Usando una vecchia teoria americana noi influiamo sullo spazio e lo spazio influenza noi, determinando una vera e propria “transazione”. Le Torri Kenzo sono sicuramente oggetti che stabiliscono una nuova traiettoria visiva all’interno del panorama della città, comunicano anche una certa solitudine periferica che sembra andare in risonanza con chi si occupa di cercare nuove vie espressive.
La tua carriera spazia dal rigore della musica classica alla libera improvvisazione, passando dal jazz afroamericano e dalle tante collaborazioni con musicisti di formazioni differenti. In che modo diverse anime influenzano il tuo approccio e il tuo lavoro per Istantanea Urbana?
Spesso si pensa che la musica classica sia rappresentata dal rigore, mentre la disciplina dell’improvvisazione no. In realtà non è così,
L’improvvisazione è composizione in tempo reale in fondo, e bisogna essere estremamente preparati per affrontarla. Ad ogni modo io non faccio distinzioni, mi interessa il suono come materiale da organizzare per dire delle cose precise in maniera più chiara possibile. Poi la formula può essere scritta o no. È la poetica che conta, e come la comunichi.
Cosa rappresenta per te e per il tuo lavoro la parola contaminazione? Quali sono stati i momenti o le collaborazioni che l’hanno incarnata al meglio?
Contaminazione (a livello artistico) è un termine un pò usurato e anche troppo commercializzato all’interno della nostra società. Soprattutto società giovani, come quella americana (multietnica per natura) ne fanno ampio uso raggiungendo a volte notevoli esiti, altre volte decisamente no. Per quanto mi riguarda è la curiosità il motore della ricerca, ed è questa curiosità che mi ha spinto sempre a manipolare nuovi materiali di provenienze diverse. Oggi mi sento comunque un musicista profondamente europeo, e le tante esperienze e collaborazioni che ho avuto mi hanno dato più ricchezza e consapevolezza e più chiarezza nel trovare la mia strada espressiva.
Laura Bessega, per Bologna Estate