Bologna, tra storia e musica

La storia musicale di Bologna è ampia quanto la vita stessa della città. Volendo tracciare un ponte tra passato e presente, le sue linee di congiunzione comprendono istituzioni, luoghi e artisti che si possono scoprire, visitare e conoscere addentrandosi per le vie cittadine.

Bologna, un riferimento musicale per artisti e istituzioni di tutta Europa

In via Guerrazzi 13 ha sede, sin dalla sua fondazione, l'Accademia Filarmonica. Nata nel 1666 da Vincenzo Maria Carrati, è stata tra le più̀ importanti istituzioni musicali europee e conserva ancor oggi l'anima che ne ha contraddistinto la storia.

Tra i suoi appartenenti vi fu Giovanni Battista Martini, un frate francescano nato nel 1706 che divenne una vera autorità̀ in ambito musicale, facendo di Bologna un punto di riferimento per i più importanti artisti. Tra questi W. A. Mozart, che nel 1770 arrivò in città per studiare con lo stesso Martini ed entrare all'Accademia Filarmonica. Proprio a Padre Martini è dedicato il Conservatorio e la sua immensa opera è raccontata al Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna, in Strada Maggiore 34.

Nel 1732 Carlo Broschi, meglio conosciuto come Farinelli - uno tra i più importanti cantanti lirici castrati della storia - si trasferì a Bologna, appena fuori Porta Lame, in via Zanardi, dove ora sorge il Centro Meccanografico delle Poste. Ambizioso e competitivo, in città fu rivale in più occasioni del famoso contralto bolognese Antonio Bernacchi, suo insegnante di canto.

La diffusione della cultura musicale in città

Nel 1798 l'Accademia Filarmonica fu incaricata di realizzare un piano per l'istruzione musicale a Bologna. Nacque così, nel 1804, il Liceo Filarmonico: una scuola per la diffusione della cultura musicale all’interno del convento agostiniano di San Giacomo, nell'attuale piazza Rossini. Guidato inizialmente da Stanislao Mattei, gli seguirono  Gioachino Rossini, come consulente onorario, Luigi Mancinelli, Giuseppe Martucci, Marco Enrico Bossi, Ferruccio Busoni e Franco Alfano, fino a Cesare Nordio, che creò la prima classe di direzione d'orchestra in Italia e, nel 1945, lo trasformò in Conservatorio Statale G. B. Martini.

Bologna è accogliente per i musicisti; lo stesso Gioachino Rossini, pesarese d'origine, descrive così il rapporto con la città: “In Bologna ho trovato ospitalità, amicizia. Bologna è la mia seconda patria ed io mi glorio di essere, se non per nascita, per adozione, suo figlio.”

Il Teatro Comunale

Poco lontano dal Conservatorio si trovava Piazza di Santa Cecilia, patrona della musica, oggi dedicata al compositore Giuseppe Verdi: è qui che sorge il Teatro Comunale.

Il Teatro Comunale nacque nel 1763 a seguito dell'incendio che distrusse il precedente Teatro Malvezzi. Da allora è stato il fulcro della musica classica bolognese, che ha saputo evolvere nel tempo, abbracciando anche ambiti eterogenei, sperimentali e d'avanguardia.

Fu proprio al Comunale che, dal 1871, vennero messe in scena diverse opere di Richard Wagner, prima tra tutte il “Lohengrin”. Il grande successo del compositore fu celebrato anche istituzionalmente l’anno successivo, con il conferimento della cittadinanza onoraria.

La storia musicale di Bologna non si scrive però solo nelle accademie e nei teatri; è una storia fatta anche da un movimento che affonda le proprie radici nella tradizione popolare della città e della provincia, dai portici alle campagne.

Così, con l’avvento del ‘900, il graduale ma inesorabile cambiamento culturale, l'industrializzazione, l'evoluzione politica e sociale determinano un forte cambio di paradigma.

La nascita della filuzzi

La canzone dialettale bolognese nasce nel 1882, con la prima pubblicazione di Carlo Musi, “L'êra Faṡôl”, per crescere ed evolversi solo nei primi anni del '900 quando concentra il proprio fervore in iniziative ed eventi osteggiati dal regime fascista.

Accanto a questa, nasce e si diffonde in città quello stile musicale chiamato filuzzi: per essere ben accetti in borghi diversi dal proprio, gli uomini ballavano infatti tra loro, evitando così di importunare donne e ragazze; terminato il ballo, essi “filavano” in un'altra balera, sala o borgo. In dialetto bolognese il “filarino” è ancora oggi il termine usato per indicare lo spasimante, il corteggiatore.

Il termine filuzzi ha anche altre interpretazioni, derivanti dalle vicine province: nel modenese, nel reggiano e nel mantovano "ander a filozz" significava “andare a veglia”, ovvero fino al mattino; nella provincia bolognese “filò” era un luogo di aggregazione, e la filuzzi si è infatti sviluppata soprattutto nelle sale di ritrovo di operai, braccianti e impiegati.

Lo stile musicale che ha sviluppato la filuzzi rappresenta un fondamentale ponte tra la cultura classica, la tradizione dialettale e lo swing, che, come il jazz, fu fortemente osteggiato durante il regime fascista, in una Bologna particolarmente calda e politicamente repressiva.

Sarà Leonildo Marcheselli, il “padre” della filuzzi, a rappresentarne il più importante catalizzatore e a trainare questi elementi oltre la seconda guerra mondiale.

Da qui ha inizio la storia che raccontiamo, quella della popular music a Bologna.