Musica colta a Bologna, un approfondimento

Le origini

La città di Bologna vanta un passato e una tradizione musicale equiparabili a poche altre città nel mondo.

Fin dalla seconda metà del secolo XIII, la città è soggetta all’amministrazione pontificia e per brevi periodi alle signorie dei Pepoli, dei Visconti e dei Bentivoglio; viene definitivamente governata dal papato dal 1512 al 1860. Bologna, chiamata anche “la dotta”, grazie alla sua celebrità dal punto di vista accademico, è sede della nota università del diritto dal 1088.

La città ha sviluppato nei secoli una tradizione musicale di straordinaria rilevanza e dal 1450 è sede di una cattedra universitaria ad lecturam musicae.

Secolo XV

Tracce riguardanti la musica risalgono al Duecento, ma solo a partire dalla seconda metà del secolo XV è documentata un’attività regolare e caratterizzata.

Grazie alla cattedra universitaria riservata alla musica da Papa Nicolò V, a Bologna si sedimenta il sapere dei più illustri teorici dell’epoca, protagonisti di lezioni memorabili e di accesi dibattiti. Negli anni del dominio pontificio la città si arricchisce di numerose chiese e comunità religiose, che costituiscono la sede principale del locale consumo di musica.

Tra i secoli XV e XVI

Tra i secoli XV e XVI, in ciascuna delle più importanti chiese cittadine si forma una cappella musicale, ovvero un corpo organizzato di musici (cantori e successivamente anche strumentisti) impiegati nel servizio liturgico e guidati da un maestro di cappella. Nella cattedrale di S. Pietro, invece, le attività musicali hanno inizio subito dopo la costruzione, nel secolo XI.

Nel 1439 Eugenio IV sancisce ufficialmente l’esistenza di un Magister Cantus et Gramaticae, mentre risale al 1491 la prima assunzione di un organista. Nel 1596 presso la chiesa di San Domenico viene fondata dai nobili bolognesi la Confraternita del Rosario, che patrocina concerti tutti i sabati dell’anno e in occasione delle maggiori festività legate alla Beata Vergine.

Una regolare cappella musicale viene istituita all’inizio del Seicento: vi figurano alcuni fra i più illustri musicisti in attività a Bologna, tra cui Domenico Manzoli, Maurizio Cazzati, Giovanni Battista Vitali, Giulio Cesare Arresti, Giacomo Antonio Perti.

Nella chiesa di S. Francesco sin dalla fine del secolo XIII cori di fanciulli vengono ammaestrati nel canto e impiegati nel servizio liturgico; nel 1537 viene ufficialmente istituita una cappella musicale alla guida della quale ci sarà, due secoli dopo, padre Giambattista Martini, una delle personalità più insigni del Settecento musicale europeo.

La più importante cappella musicale bolognese, quella della basilica di San Petronio, viene istituita nel 1436 da Papa Eugenio IV; essa conosce il suo periodo più fulgido con la nomina di Maurizio Cazzati (1657), a cui succedono Giovanni Paolo Colonna, e a seguire, per oltre mezzo secolo, Giacomo Antonio Perti. In quegli anni, nell’organico si avvicendano illustri musicisti, noti anche per l’attività di compositori: in particolare Giovanni Battista Vitali e Giuseppe Torelli, violinisti, e Domenico Gabrielli e Giovanni Bononcini, violoncellisti.

Le solennità vengono celebrate con l’esecuzione di musiche composte per l’occasione, che sfruttano le caratteristiche fisico-acustiche dell’edificio, gravate da un tempo di riverbero proibitivo di dodici secondi. Di norma, esse prevedevano l’intervento di solisti, due cori di ripieno, una compagine orchestrale a cinque parti, talvolta con una o due trombe, per un totale di oltre cento musicisti.

La produzione musicale per la cappella di San Petronio ha un ruolo significativo nella storia della musica vocale e strumentale del secondo ’600 e oltre, e in particolare per l’evoluzione dello stile concertato; essa è ancor oggi conservata in larga parte manoscritta nell’archivio della basilica, ma è altresì testimoniata dalle edizioni realizzate nelle officine degli stampatori bolognese (su tutti, Giacomo e Pier Maria Monti, Marino Silvani, Giuseppe Micheletti e Lelio Dalla Volpe), che nei secoli XVII e XVIII fecero della città un importantissimo centro per l’arte tipografica musicale.

Il simbolo più prestigioso della Cappella è un organo tuttora funzionante, costruito attorno al 1470 da Lorenzo da Prato: il più vecchio al mondo ancora in uso. Nel 1596 viene aggiunto un altro organo, opera di Baldassarre Malamini, anch’esso oggi perfettamente funzionante, nonostante i quattrocento anni di vita.

Il genere dell’oratorio

Particolare favore incontra a Bologna il genere dell’oratorio, che ha una prima fioritura grazie a Giovanni Paolo Colonna, allievo a Roma di Giacomo Carissimi, e degni prosecutori in Giovanni Battista Vitali, Attilio Ariosti, Domenico Gabrielli, Francesco Antonio Pistocchi, Pietro Degli Antoni, Giacomo Antonio Perti.

Gli oratorii vengono eseguiti preferibilmente in Santa Maria di Galliera, dove dal 1621 era ospitata la Congregazione filippina; nel ruolo di maestri di cappella dell’Oratorio dei Filippini si ricordano in particolare Colonna e Perti, entrambi poi impegnati nella direzione della cappella di San Petronio e prolifici compositori drammatici. Considerata un efficace strumento di propaganda religiosa, la musica degli oratorii ivi rappresentati conosce un elevato livello qualitativo per quasi due secoli.

Altra importante istituzione musicale bolognese è stata il Concerto Palatino della Signoria al servizio del Reggimento della Città, che ha esercitato svariate funzioni dal 1250 al 1797: non solo annunciava al pubblico le ordinanze del governo cittadino, secondo un preciso cerimoniale, ma svolgeva anche una funzione per così dire “concertistica”, che vedeva i musici esibirsi pubblicamente dalle ringhiere del Palazzo degli Anziani sovrastanti Piazza Maggiore, accompagnare i magistrati in occasione di ogni pubblica uscita, o festa religiosa o civile, vivacizzare le cerimonie dell’università, nonché prendere parte con la musica alla festa del patrono cittadino (San Petronio) e allo svolgimento delle giostre.

Tra il XVI e il XVII secolo

Tra il XVI e il XVII secolo vengono inaugurati il Teatro del Pubblico nel Palazzo del Podestà in Piazza Maggiore, lo spazio teatrale più vasto della città, strutturato secondo un disegno di palchi sovrapposti e adibito a spettacoli pubblici fin dal 1547, il Teatro Formagliari destinato perlopiù all’opera in musica e, nel 1653, il Teatro Malvezzi, sede di una più qualificata attività operistica e dunque preferito dall’aristocrazia bolognese al Formagliari.

Nel corso del Seicento la vita culturale della città viene ulteriormente sollecitata dalla fondazione di varie accademie, istituite con l’obiettivo primario di promuovere e realizzare attività musicali, nonché di addestrare i soci alla teoria e alla prassi musicale. Si ricordano l’Accademia degli Accesi (poi dei Ravvivati, infine dei Riaccesi), sorta già nel secolo precedente; l’Accademia dei Floridi, fondata nel 1615 da Adriano Banchieri presso il cenobio di San Michele in Bosco e poi trasformata nel 1622 in Accademia dei Filomusi, ospitata nella residenza di Girolamo Giacobbi, a cui hanno preso parte, fra gli altri, Claudio Monteverdi e Tarquinio Merula; e l’Accademia dei Filaschisi (1633), fondata alla cessazione della precedente e attiva fino al 1666.

L’Accademia Filarmonica

Proprio in quell’anno il nobile Vincenzo Maria Carrati dà vita alla celeberrima Accademia Filarmonica, uno dei più importanti cenacoli musicali di tutti i tempi, nucleo propulsore dell’arte musicale bolognese, luogo di aggregazione di illustri personalità musicali provenienti da tutta Europa grazie soprattutto alla presenza del Martini: tra i più fulgidi membri, Arcangelo Corelli, il Farinelli, Niccolò Jommelli, André Grétry e Wolfgang Amadeus Mozart.

Il motto dell’Accademia Unitate melos evidenzia la volontà di creare un istituto musicale, insieme polo d’attrazione e centro d’eccellenza di portata internazionale, per tutti i più grandi musicisti italiani ed europei dell’epoca. L’Accademia, la più importante istituzione musicale dello Stato Pontificio insieme alla Cappella Pontificia, assume fin dall’inizio il profilo di corporazione a salvaguardia del prestigio e della professionalità dei suoi membri, grazie soprattutto alla protezione dei cardinali di Bologna, ed ai prestigiosi riconoscimenti attribuiti dalla Santa Sede.

Creatività e innovazione furono da subito le linee guida dell’attività della produzione musicale bolognese: gli Accademici, che si distinguevano nelle tre classi di Compositori, Cantanti e Suonatori, si ritrovavano settimanalmente nella sala dei concerti, ed eseguivano brani originali, sui quali si tenevano anche discussioni di ordine teorico. Nella sala dedicata ai concerti si suonavano vari strumenti ad arco e a fiato, parte dei quali ancora conservati nel Museo dell’Accademia, insieme al prezioso organo donato dal conte Carrati nel 1673, ancora visibile nella Sala Mozart. Una delle iniziative più prestigiose dell’Accademia era la messa e il vespro solenni in onore di Sant’Antonio (13 giugno), suo protettore, con il concorso di tutti i propri membri e di eventuali ospiti forestieri. La manifestazione annuale vedeva la partecipazione di organici ragguardevoli, che potevano raggiungere anche il centinaio di esecutori.

Oltre ad essere una delle più ambite mete professionali per i musicisti di tutta Italia, l’Accademia Filarmonica costituì un’indiscussa autorità nel campo della composizione musicale. Forniva infatti pareri tecnico-musicali anche ad istituzioni superiori, come la stessa Cappella Pontificia in Roma, per l’applicazione di decreti in materia di arte musicale e in particolare per la tecnica del contrappunto.

Il Settecento

Nel corso del Settecento, l’Accademia e la Città di Bologna vivono un periodo straordinariamente proficuo, grazie alla contemporanea presenza di tre personalità d’eccezione dell’epoca: il cantante Carlo Broschi detto il Farinelli, padre Giovanni Battista Martini, uno dei più celebri eruditi e compositori del suo secolo, e Wolfang Amadeus Mozart.

Sia l’influenza del Farinelli, il più celebre cantante d’opera di tutti i tempi, sia la formazione di una solida tradizione di studi storici e teorici, attraverso la definizione di precise regole compositive per la musica sacra e la raccolta di una notevole biblioteca musicale – tutte innovazioni collegabili direttamente al padre Martini ed alla sua scuola – sia infine il soggiorno del giovane Mozart, desideroso di entrare a far parte dell’istituzione bolognese, sottolineano l’importanza della vita musicale ed artistica che ruota intorno alla città, e l’enorme prestigio raggiunto dall’Accademia.

Carlo Broschi detto il Farinelli

Il Farinelli (1705-1782) si esibisce la prima volta a Bologna nell’estate 1727, a soli 22 anni, interpretando il ruolo di Ceraste nell’Antigona di Orlandini. Successivamente, nel 1730, viene ammesso all’Accademia come membro onorario, insieme al fratello Riccardo.

Farinelli è insignito della cittadinanza bolognese nell’ottobre 1732 e, dopo un lungo soggiorno in Spagna alla corte del re Filippo V, si stabilisce definitivamente a Bologna nel 1761. Qui rimarrà per circa altri vent’anni, fino alla sua morte, avvenuta il 16 settembre 1782. Tra le più significative iniziative recenti, che riguardano il celebre cantante, è da segnalare il restauro della sua tomba, a cura del Centro Studi Farinelli, in collaborazione con il Reale Collegio di Spagna.

Nell’ambito delle manifestazioni per Bologna 2000, Città Europea della Cultura, è stata inoltre allestita la mostra Farinelli a Bologna presso la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici dell’Emilia-Romagna, ed è stato inaugurato un Parco Cittadino dedicato al celebre cantante, nei pressi del luogo dove sorgeva la sua villa. Infine, nel 2005, in occasione del trecentesimo anniversario della sua nascita, è stato emesso un annullo filatelico speciale presso il Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, raffigurante la villa bolognese del celebre cantante.

Giovanni Battista Martini

Il francescano Padre Giovanni Battista Martini è senza alcun dubbio la personalità musicale più complessa del ‘700 per la grande erudizione, per la sapienza contrappuntistica e per il rilievo artistico della sua cospicua produzione.

Padre Martini diviene celebre in tutta Europa come fecondo compositore, insigne teorico ed eccelso didatta della musica, e si dedica anche allo studio della matematica e dell’acustica. Lo testimonia tra l’altro la fitta corrispondenza che ha avuto (circa 6000 lettere) con estimatori, personaggi illustri, uomini di cultura, cantanti e musicisti affermati, della sua epoca.

A soli 19 anni, nominato maestro di cappella nella chiesa di San Francesco di Bologna, ha già fama di essere un eccellente maestro e conoscitore di musica; nel corso degli anni continua gli studi musicali affermandosi anche come grande compositore fino a divenire, nel 1758, membro dell’Accademia. È autore di oltre 700 composizioni corali sacre e scrive anche numerosi brani di musica profana e di musica teatrale. Si dedica inoltre anche alla musica strumentale: scrive 12 concerti, 24 sinfonie da camera, oltre 100 sonate, 1273 canoni e altre composizioni da camera. Le composizioni del Martini sottolineano come egli non sia un nostalgico cultore del passato, anzi soprattutto nello stile concertato, è ben disposto a conoscere ed assimilare nuovi linguaggi espressivi e le nuove tendenze omofoniche proiettate allo stile classico.

Padre Martini istituisce una prestigiosa scuola di composizione che forgia, secondo le regole del cosiddetto stile “osservato” e i meccanismi del contrappunto, un buon centinaio di allievi, da Jommelli, a Johann Christian Bach, a Gluck, ad André Grétry, a Giuseppe Sarti fino a Wolfgang Amadeus Mozart, che studia presso Martini nel 1770.

La collezione di Padre Martini costituisce una delle più prestigiose raccolte per il repertorio di musica a stampa dal ‘500 al ‘700, per i suoi incunaboli, per i preziosi manoscritti, per i libretti d’opera, per i ritratti, nonché per la singolare raccolta di autografi e lettere, frutto di un carteggio da lui accuratamente tenuto con personaggi eminenti, studiosi e musicisti dell’epoca. Scampato alle confische napoleoniche grazie all’intervento di Stanislao Mattei, discepolo e successore di Martini, nel 1816 l’immenso patrimonio bibliografico (costituito all’epoca da circa 17.000 volumi) viene donato al Liceo Musicale del Comune di Bologna – oggi divenuto il Conservatorio G. B. Martini – istituito nel 1804 presso l’ex convento degli Agostiniani, nella chiesa di San Giacomo Maggiore.

Wolfgang Amadeus Mozart

Mozart giunge a Bologna nel 1770, all’età di quattordici anni; entra in contatto con l’ambiente culturale bolognese, esibendosi dal conte Gian Luca Pallavicini e si prepara a sostenere l’esame di aggregazione alla celebre Accademia, sotto la guida di Padre Martini. Ottiene il diploma il 9 ottobre 1770 e viene aggregato alla forestiera (cioè come membro non residente in Bologna e quindi non soggetto a particolari obblighi). Al soggiorno di Mozart a Bologna sono legati numerosi personaggi, dal celebre Farinelli ai compositori Vincenzo Manfredini e Josef Mysliveček, fino allo storico della musica inglese Charles Burney.

Il Teatro Comunale

Inaugura nel 1763 Il maggior teatro cittadino, lo splendido Teatro Comunale, realizzato su progetto di Antonio Galli Bibiena, con un’opera di Gluck, Il trionfo di Clelia; in segno opposto rispetto alla tradizione operistica nazionale, esso trova la propria personalità nel panorama italiano facendosi vetrina di novità attinte soprattutto all’estero, sino ad assurgere a tempio sacro del wagnerismo in Italia.

Negli anni ’60 dell’800, sotto la guida di Angelo Mariani il teatro si apre al Grand Opéra con le fortunate “prime” nazionali di l'Africana di Meyerbeer (1865) e del Don Carlo di Verdi (1867). In seguito, solidale con la temperie intellettuale cittadina che elegge Wagner a bolognese onorario, vengono allestite quasi tutte le “prime” italiane del compositore tedesco, a partire dal Lohengrin (1° novembre 1871, “prima” italiana di un’opera di Wagner) per arrivare al Parsifal, su cui si alzerà il sipario alle ore 15 del capodanno 1914, aggiudicandosi il titolo di “prima” europea. Sulla scorta della sua vocazione progressista, il Teatro Comunale propizia nel 1875 il Mefistofele di Arrigo Boito, con un cast vocale brillante, comprendente tra gli altri Erminia Borghi Mamo.

L’Ottocento

Il Liceo Filarmonico

Soppressi gli ordini religiosi nel 1796, l’istruzione musicale, non più appannaggio di conventi, chiese ed accademie, viene affidata al Liceo Filarmonico. Risale al 1802 il progetto della municipalità di Bologna per un istituto che curi la “gratuita istruzione degl’allievi da educarsi nell’arte musica”; come sede viene scelto l’ex convento agostiniano di S. Giacomo, a fianco della chiesa nell’attuale piazza Rossini.

Le attività didattiche prendono il via nell’autunno 1804; sei le classi, per le quali vengono designati come insegnanti alcuni illustri allievi di padre Martini: Lorenzo Gibelli per il Canto, Giovanni Callisto Zanotti per il Pianoforte e Stanislao Mattei per il Contrappunto. Dal 1827, da poco scomparso Mattei, confessore ed erede spirituale nonché materiale del teorico francescano, il Liceo può incorporare anche la ricca biblioteca martiniana.

Tra gli insigni musicisti che nell’800 si susseguono nella direzione del Liceo, si ricorda in particolare Gioacchino Rossini, in carica dal 1839 al ’48; il periodo più felice si colloca però tra la fine del secolo e il primo decennio successivo, quando si avvicendano Luigi Mancinelli, Giuseppe Martucci e Marco Enrico Bossi.

Nel 1925 il Liceo viene intitolato a Martini, e nel 1942 diviene Conservatorio statale (ma la biblioteca, con l’annessa quadreria, rimane di proprietà comunale).

La Società del Quartetto

Accanto all’attività didattica svolta nel Liceo, vanno inoltre ricordate le iniziative promosse dalla Società del Quartetto, fondata nel 1879 da Federico Sarti, Adolfo Massarenti, Angelo Consolini e Francesco Serato, insegnanti dell’istituto musicale cittadino e insigni concertisti, e posta sotto la direzione artistica di Luigi Mancinelli prima, e Giuseppe Martucci poi.

Assieme al Teatro Comunale, la Società anima la vita musicale bolognese di fine Ottocento, e promuove l’esecuzione di capolavori sinfonici e cameristici del Romanticismo tedesco (su tutti, le ouvertures e le sinfonie di Ludwig van Beethoven, Carl Maria von Weber, Felix Mendelssohn, Robert Schumann, talora autentiche primizie per il pubblico locale).

Le Accademie

Con la creazione del Liceo musicale cittadino, l’Accademia diviene una sorta di sodalizio onorifico che aggrega per acclamazione musicisti illustri nel firmamento europeo: su tutti, Gioachino Rossini (già “approvato” nel 1806, quattordicenne, tra i cantori), Niccolò Paganini, Giacomo Meyerbeer, Franz Liszt (in sua memoria, nel 1998, nasce la Fondazione Istituto Liszt che ne promuove la figura e le opere), Giuseppe Verdi, Richard Wagner, Johannes Brahms, Camille Saint-Saëns, Giacomo Puccini, Pietro Mascagni e Maurice Ravel, e tra le virtuose di canto Isabella Colbran, Giuditta Pasta e Maria Malibran.

L’attività delle accademie, i cui soci sono nobili bolognesi ovvero musicisti di chiara fama, consiste essenzialmente nell’allestimento di opere in musica, tragedie, commedie, oratorii, e in esecuzioni strumentali amatoriali. Grazie alle accademie i teatri privati situati nelle case patrizie, oltre che nei maggiori teatri aperti al pubblico, ospitano una intensissima vita operistica.

Verdi, Wagner, Rossini e Puccini

Tra i propri Maestri Onorari, Bologna accoglie i due più grandi musicisti del XIX secolo: Giuseppe Verdi, il più grande e celebre operista italiano, l’artista-simbolo della grande melodia e della potenza drammatica; e Richard Wagner, il musicista-poeta tedesco che più rappresenta la temperie romantica portata alle estreme conseguenze, creatore di impegnative opere in cui si fonde parola, musica e rappresentazione scenica.

Gioacchino Rossini ha con Bologna un rapporto fecondo e duraturo. Il giovane musicista inizia lo studio della composizione per essere ammesso quindicenne all’Accademia. Nel 1814 il compositore debutta al Comunale con il Tancredi, mentre nel 1821 Bologna ospita Il Barbiere di Siviglia. A Bologna inoltre Rossini compone lo Stabat Mater, eseguito per la prima volta nel 1843 con la direzione di Gaetano Donizetti.

L’Accademia, di cui Rossini diviene presidente nel 1852, conserva oggi numerosi cimeli, tra i quali il manoscritto in gran parte autografo della Cenerentola e un disegno a matita di Gustave Doré che ritrae il musicista in punto di morte.

Allo stesso tempo, grazie all’impegno di alcuni soci, primo fra tutti l’abate Masseangelo Masseangeli, il patrimonio bibliografico di padre Martini e del Liceo Filarmonico si arricchisce di importanti lasciti, donazioni e fondi musicali, che ancora oggi costituiscono, insieme ad altre partiture e a documenti più antichi, un prezioso patrimonio documentario. L’istituzione bolognese ospita anche i più noti musicologi dell’Ottocento, come Luigi Torchi, Gaetano Gaspari e Federico Parisini, che curarono e studiarono il patrimonio con competenza.

Verso la fine del secolo, nel 1899, Bologna accoglie come membro del Liceo anche Giacomo Puccini, creatore di tante altre pagine operistiche che hanno saputo rinnovare, senza abbandonarne lo spirito, il melodramma italiano. Nell’archivio dell’istituto bolognese è custodito un fascicolo di appunti autografi della Madama Butterfly, ritrovato nella primavera del 1945.

L’arte liutaria

Durante il XIX secolo, nella città rifiorisce anche l’arte liutaria, grazie all’opera di Raffaele Fiorini e Otello Bignami, maestri che ripresero e svilupparono nel capoluogo emiliano la tradizione artigiana di origine medievale. Con il nome di “magistri leutarum”, sono celebri Luca Maler (1485 – 1552) e Hans Frei (1505 – 1565), due artigiani di origine tedesca che stabiliscono a Bologna la propria bottega. Essi sono considerati i migliori costruttori di liuto d’Europa per l’altissima qualità dei loro strumenti e per le fondamentali innovazioni che apportano a quest’arte. Riprendendone la tradizione, i maestri bolognesi riescono a dar vita ad una scuola di liutai considerati, insieme ai maestri di Cremona, tra i migliori artefici di strumenti ad arco del ‘900 italiano.

Il più celebre, fra gli allievi della scuola di liuteria di Fiorini, è Augusto Pollastri la cui produzione totale di strumenti, sebbene non cospicua nel numero, è considerata d’eccezione, tanto che il numero delle imitazioni e dei falsi presenti sul mercato supera di gran lunga quello degli strumenti originali.

Ottorino Respighi

Bologna è anche la città natale di Ottorino Respighi (1879 – 1936), uno dei più grandi maestri e compositori italiani di musica sinfonica, artefice dell’apertura della tradizione musicale italiana e del melodramma verso la musica strumentale austriaca e tedesca. Respighi intraprende giovanissimo gli studi di violino e contrappunto al Liceo Musicale della sua città, diplomandosi poi in Composizione. Ottiene un primo grande successo con l’opera Semirâma, rappresentata in prima assoluta al Teatro Comunale di Bologna nel 1910; lo stesso anno viene eletto membro dell’Accademia Filarmonica di Bologna. All’innovazione il Respighi aggiunge il recupero delle più antiche tradizioni musicali, il gregoriano e l’antica musica rinascimentale.

Presso il Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna sono conservati un gran numero di manoscritti di opere giovanili di Respighi; all’Accademia è invece conservato il pianoforte dove Respighi compose Le Fontane e I Pini di Roma, donato nel 1956.

Il Novecento

In anni più recenti, Bologna non rinnega la sua vocazione per la riflessione teorica, l’attività didattica e la storiografia musicale, che in passato hanno fatto della città un centro di eccellenza.

Sulla scorta del ricco patrimonio musicale cittadino e in particolare dell’eredità ideale e materiale di padre Martini, già a partire da metà ’800 la città è tra le prime in Italia a dar vita a una tradizione di studi documentari grazie a Gaetano Gaspari, Luigi Torchi e Francesco Vatielli, docenti al Liceo e accademici filarmonici.

I corsi universitari

Dal 1933 la Musicologia ricompare all’interno dei corsi universitari, e nel 1971 trova un’organica collocazione accademica con la creazione del corso di laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo (DAMS) della Facoltà di Lettere e Filosofia.

Il corso di studi in Discipline della Musica è il secondo a essere istituito nelle università italiane, ma il primo a offrire una pluralità di competenze nei settori della Musicologia storica, della Musicologia sistematica, della Teoria e della Pedagogia musicale, dell’Etnomusicologia, nonché nelle discipline contigue del Teatro, della Danza e del Cinema.

La ricerca musicologica a Bologna ha oggi il suo centro nel Dipartimento di Musica e Spettacolo, nato nel 1983, che accoglie i corsi del DAMS. Sono legate al Dipartimento la rivista “Il Saggiatore musicale” , la Rivista di Analisi e Teoria musicale e “Analitica”, pubblicate on-line.

Il Teatro Comunale nel ‘900

Il Teatro Comunale ospita l’acclamato tenore Enrico Caruso (1873 – 1921), e il Direttore d’Orchestra Arturo Toscanini (1867-1957). Il primo si esibisce nel 1900 ne La Tosca di Puccini e, l’anno dopo, nel ruolo del Duca di Mantova nel Rigoletto di Verdi; Toscanini invece dirige più volte nella stagione 1905, a partire dalle nove rappresentazioni wagneriane del Sigfrido.

In anni recenti, accanto alla programmazione di tradizione, il Comunale conferma la sua vocazione alla novità allestendo “prime” assolute di opere di Giacomo Manzoni (Per Massimiliano Robespierre, 1975) e Adriano Guarnieri (Trionfo della notte, 1987), e “prime” italiane di György Ligeti (Le grand macabre, 1979), Hans Werner Henze (La gatta inglese, 1986), Fabio Vacchi (Il viaggio, 1990) e Flavio Testi (La brocca rotta, 1997).

Nell’ambito delle manifestazioni teatrali, il Comunale conserva tuttora il suo ruolo di primo piano nel panorama musicale bolognese, ed è ancora al centro della vita culturale della città, non solo per il suo ruolo produttivo, ma anche per la collocazione “strategica” al cuore di Bologna, accanto alla sede principale dell’Ateneo, alla Pinacoteca e all’Accademia di Belle Arti.

L’attività musicale della Cappella Musicale Arcivescovile dei Servi e della Cappella di San Petronio

Nel 1933 viene fondata la Cappella Musicale Arcivescovile dell’Ordine dei Servi di Maria: attiva ancora oggi con esibizioni senza scopo di lucro, la cappella Musicale si compone di ottanta coristi divisi in quattro diversi timbri vocali: soprani, contralti, tenori, bassi.

Nel 1984 è inoltre ripresa l’attività musicale della Cappella di San Petronio, dedicata ad un'intensa attività liturgica, concertistica e discografica che privilegia l'esecuzione delle musiche conservate nel ricchissimo Archivio musicale annesso alla basilica bolognese.

Ogni anno attorno alla liturgia di San Petronio, che ricorre ogni 4 ottobre, la Cappella Musicale si esibisce in uno o più concerti con la partecipazione di musicisti di fama internazionale.

Nel corso del 2000, la Cappella è stata impegnata in numerose manifestazioni per “Bologna Città Europea della Cultura”. I maestri della Cappella musicale si sono inoltre esibiti in tournées in Austria, Repubblica Ceca, Francia, Malta e Portogallo, ottenendo unanime consenso del pubblico e della critica specializzata.