
La città di Bologna vanta un passato e una tradizione musicale equiparabili solo a poche altre città in Europa.
Fin dalla seconda metà del secolo XIII, la città è soggetta all’amministrazione pontificia e per brevi periodi alle signorie dei Pepoli, dei Visconti e dei Bentivoglio; viene definitivamente governata dal papato dal 1512 al 1860. Bologna, chiamata anche “la dotta”, grazie alla sua celebrità dal punto di vista accademico, è sede della nota università del diritto dal 1088.
La città ha sviluppato nei secoli una tradizione musicale di straordinaria rilevanza e dal 1450 è sede di una cattedra universitaria ad lecturam musicae.
Secolo XV
Tracce riguardanti la musica risalgono al Duecento, ma solo a partire dalla seconda metà del secolo XV è documentata un’attività regolare e caratterizzata.
Grazie alla cattedra universitaria riservata alla musica da Papa Nicolò V, a Bologna si sedimenta il sapere dei più illustri teorici dell’epoca, protagonisti di lezioni memorabili e di accesi dibattiti. Negli anni del dominio pontificio la città si arricchisce di numerose chiese e comunità religiose, che costituiscono la sede principale del locale consumo di musica.
Tra i secoli XV e XVI
Tra i secoli XV e XVI, in ciascuna delle più importanti chiese cittadine si forma una cappella musicale, ovvero un corpo organizzato di musici (cantori e successivamente anche strumentisti) impiegati nel servizio liturgico e guidati da un maestro di cappella. Nella cattedrale di S. Pietro, invece, le attività musicali hanno inizio subito dopo la costruzione, nel secolo XI.
Nel 1439 Eugenio IV sancisce ufficialmente l’esistenza di un Magister Cantus et Gramaticae, mentre risale al 1491 la prima assunzione di un organista. Nel 1596 presso la chiesa di S. Domenico viene fondata dai nobili bolognesi la Confraternita del Rosario, che patrocina concerti tutti i sabati dell’anno e in occasione delle maggiori festività legate alla Beata Vergine.
Una regolare cappella musicale viene istituita all’inizio del Seicento: vi figurano alcuni fra i più illustri musicisti in attività a Bologna, tra cui Domenico Manzoli, Maurizio Cazzati, Giovanni Battista Vitali, Giulio Cesare Arresti, Giacomo Antonio Perti.
Nella chiesa di S. Francesco sin dalla fine del secolo XIII cori di fanciulli vengono ammaestrati nel canto e impiegati nel servizio liturgico; nel 1537 viene ufficialmente istituita una cappella musicale alla guida della quale ci sarà, due secoli dopo, padre Giambattista Martini, una delle personalità più insigni del Settecento musicale europeo.
La più importante cappella musicale bolognese, quella della basilica di S. Petronio, viene istituita nel 1436 da Papa Eugenio IV; essa conosce il suo periodo più fulgido con la nomina di Maurizio Cazzati (1657), a cui succedono Giovanni Paolo Colonna, e a seguire, per oltre mezzo secolo, Giacomo Antonio Perti. In quegli anni, nell’organico si avvicendano illustri musicisti, noti anche per l’attività di compositori: in particolare Giovanni Battista Vitali e Giuseppe Torelli, violinisti, e Domenico Gabrielli e Giovanni Bononcini, violoncellisti.
Le solennità vengono celebrate con l’esecuzione di musiche composte per l’occasione, che sfruttano le caratteristiche fisico-acustiche dell’edificio, gravate da un tempo di riverbero proibitivo di 12 secondi. Di norma, esse prevedevano l’intervento di solisti, due cori di ripieno, una compagine orchestrale a cinque parti, talvolta con una o due trombe, per un totale di oltre cento musicisti.
La produzione musicale per la cappella di S. Petronio ha un ruolo significativo nella storia della musica vocale e strumentale del secondo ’600 e oltre, e in particolare per l’evoluzione dello stile concertato; essa è ancor oggi conservata in larga parte manoscritta nell’archivio della basilica, ma è altresì testimoniata dalle edizioni realizzate nelle officine degli stampatori bolognese (su tutti, Giacomo e Pier Maria Monti, Marino Silvani, Giuseppe Micheletti e Lelio Dalla Volpe), che nei secoli XVII e XVIII fecero della città un importantissimo centro per l’arte tipografica musicale.
Il simbolo più prestigioso della Cappella è un organo tuttora funzionante, costruito attorno al 1470 da Lorenzo da Prato: il più vecchio al mondo ancora in uso. Nel 1596 viene aggiunto un altro organo, opera di Baldassarre Malamini, anch’esso oggi perfettamente funzionante, nonostante i quattrocento anni di vita.
Il genere dell’oratorio
Particolare favore incontra a Bologna il genere dell’oratorio, che ha una prima fioritura grazie a Giovanni Paolo Colonna, allievo a Roma di Giacomo Carissimi, e degni prosecutori in Giovanni Battista Vitali, Attilio Ariosti, Domenico Gabrielli, Francesco Antonio Pistocchi, Pietro Degli Antonii, Giacomo Antonio Perti.
Gli oratorii vengono eseguiti preferibilmente in S. Maria di Galliera, dove dal 1621 era ospitata la Congregazione filippina; nel ruolo di maestri di cappella dell’Oratorio dei Filippini si ricordano in particolare Colonna e Perti, entrambi poi impegnati nella direzione della cappella di S. Petronio e prolifici compositori drammatici. Considerata un efficace strumento di propaganda religiosa, la musica degli oratorii ivi rappresentati conosce un elevato livello qualitativo per quasi due secoli.
Altra importante istituzione musicale bolognese è stata il Concerto Palatino della Signoria al servizio del Reggimento della Città, che ha esercitato svariate funzioni dal 1250 al 1797: non solo annunciava al pubblico le ordinanze del governo cittadino, secondo un preciso cerimoniale, ma svolgeva anche una funzione per così dire “concertistica”, che vedeva i musici esibirsi pubblicamente dalle ringhiere del Palazzo degli Anziani sovrastanti Piazza Maggiore, accompagnare i magistrati in occasione di ogni pubblica uscita, o festa religiosa o civile, vivacizzare le cerimonie dell’università, nonché prendere parte con la musica alla festa del patrono cittadino (S. Petronio) e allo svolgimento delle giostre.
Tra il XVI e il XVII
Tra il XVI e il XVII secolo vengono inaugurati il Teatro del Pubblico nel Palazzo del Podestà in Piazza Maggiore, lo spazio teatrale più vasto della città, strutturato secondo un disegno di palchi sovrapposti e adibito a spettacoli pubblici fin dal 1547, il Teatro Formagliari destinato perlopiù all’opera in musica e, nel 1653, il Teatro Malvezzi, sede di una più qualificata attività operistica e dunque preferito dall’aristocrazia bolognese al Formagliari.
Nel corso del Seicento la vita culturale della città viene ulteriormente sollecitata dalla fondazione di varie accademie, istituite con l’obiettivo primario di promuovere e realizzare attività musicali, nonché di addestrare i soci alla teoria e alla prassi musicale. Si ricordano l’Accademia degli Accesi (poi dei Ravvivati, infine dei Riaccesi), sorta già nel secolo precedente; l’Accademia dei Floridi, fondata nel 1615 da Adriano Banchieri presso il cenobio di S. Michele in Bosco e poi trasformata nel 1622 in Accademia dei Filomusi, ospitata nella residenza di Girolamo Giacobbi, a cui hanno preso parte, fra gli altri, Claudio Monteverdi e Tarquinio Merula; e l’Accademia dei Filaschisi (1633), fondata alla cessazione della precedente e attiva fino al 1666.
Proprio in quell’anno il nobile Vincenzo Maria Carrati dà vita alla celeberrima Accademia Filarmonica, uno dei più importanti cenacoli musicali di tutti i tempi, nucleo propulsore dell’arte musicale bolognese, luogo di aggregazione di illustri personalità musicali provenienti da tutta Europa grazie soprattutto alla presenza del Martini: tra i più fulgidi membri, Arcangelo Corelli, il Farinelli, Nicolò Jommelli, André Grétry e Wolfgang Amadeus Mozart.
Accademia Filarmonica
Il motto dell’Accademia, “Unitate melos”, evidenzia la volontà di creare un istituto musicale, insieme polo d’attrazione e centro d’eccellenza di portata internazionale, per tutti i più grandi musicisti italiani ed europei dell’epoca. L’Accademia, la più importante istituzione musicale dello Stato Pontificio insieme alla Cappella Pontificia, assume fin dall’inizio il profilo di corporazione a salvaguardia del prestigio e della professionalità dei suoi membri, grazie soprattutto alla protezione dei cardinali di Bologna, ed ai prestigiosi riconoscimenti attribuiti dalla Santa Sede.
Creatività e innovazione furono da subito le linee guida dell’attività della produzione musicale bolognese: gli Accademici, che si distinguevano nelle tre classi di Compositori, Cantanti e Suonatori, si ritrovavano settimanalmente nella sala dei concerti, ed eseguivano brani originali, sui quali si tenevano anche discussioni di ordine teorico. Nella sala dedicata ai concerti si suonavano vari strumenti ad arco ed a fiato, parte dei quali ancora conservati nel Museo dell’Accademia, insieme al prezioso organo donato dal conte Carrati nel 1673, ancora visibile nella Sala Mozart. Una delle iniziative più prestigiose dell’Accademia era la messa e il vespro solenni in onore di Sant’Antonio, suo protettore, con il concorso di tutti i propri membri e di eventuali ospiti forestieri. La manifestazione annuale vedeva la partecipazione di organici ragguardevoli, che potevano raggiungere anche il centinaio di esecutori.
Oltre ad essere una delle più ambite mete professionali per i musicisti di tutta Italia, l’Accademia Filarmonica costituì un’indiscussa autorità nel campo della composizione musicale. Forniva infatti pareri tecnico-musicali anche ad istituzioni superiori, come la stessa Cappella Pontificia in Roma, per l’applicazione di decreti in materia di arte musicale e in particolare per la tecnica del contrappunto.
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