A Bologna

Nel cuore della «città dell'anima» a ispirare alcune sue memorabili poesie sono alcuni monumenti illustri, come piazza Maggiore, la basilica di San Petronio, i palazzi e le torri.

Peraltro, avvalendosi dell'autorità della Deputazione di Storia Patria, di cui fu segretario e poi presidente, Carducci auspica che siano salvaguardate tutte le vestigia della «Bologna ardita, fantastica, formosa, plastica, nella sua architettura, trecentistica e quattrocentistica, di terra cotta, con la leggiadria delle loggie, dei veroni, delle bifori, delle cornici».

Fra i luoghi storici più vissuti insieme a palazzo Poggi, sede dell'Università, non manca la Biblioteca dell'Archiginnasio, alla quale Carducci fu legato, fin dall'inizio della sua permanenza nella città, da affetto vivissimo, compulsandone i tesori e insieme promuovendo l'incremento del suo patrimonio librario e manoscritto.

Tanti altri sono gli ambienti che parlano di Carducci, primo fra tutti, la libreria Zanichelli in piazza Galvani, nel cui retrobottega il poeta trascorreva alcune ore della giornata, ora intento a discutere di politica e di letteratura con un gruppo di amici, ora a correggere bozze, ora al disbrigo della corrispondenza. Anche a Bologna, come in Toscana, le lapidi ricordano le case abitate in affitto da Giosue. Non già quella nella scomparsa via delle Banzole (nell'area dove ora sorge piazza Roosevelt), ma quella arcinota in via Broccaindosso 20, dove Carducci è vissuto, al primo piano, dal 1861 al 1876 (all'interno il grande orto con il melograno cantato in Pianto antico per il figlio Dante, morto all’età di tre anni) e l'appartamento in strada Maggiore (allora via Mazzini) al n. 37, nel palazzo del chirurgo Francesco Rizzoli, dimora del poeta fino al maggio 1890. E ancora i luoghi dove la sue presenza è indimenticabile, come l'aula in palazzo Poggi nella quale il poeta ha tenuto i suoi corsi di eloquenza dal 1860 al 1904.